Gli interferoni, oltre alla capacità di conferire resistenza a molti virus, hanno quella di inibire la crescita di cellule maligne (tumorali) e di modulare le funzioni di diverse cellule del sistema di difesa dell’organismo (sistema immunitario). Da queste molteplici funzioni derivano le diverse applicazioni terapeutiche degli interferoni, che spaziano dalle infezioni virali (epatite B e C), ai tumori e alle malattie autoimmunitarie.
Gli interferoni agiscono quindi sulle cellule legandosi a molecole presenti sulla superficie cellulare, i cosiddetti recettori, che innescano una serie di reazioni. Esse culminano con la produzione di numerose proteine (chiamate proteine responsive all’interferone) che, a loro volta, svolgono, come detto, diversi ruoli nella difesa della cellula da agenti infettivi o, comunque, pericolosi (tratto da: https://www.issalute.it/).
L’aumento di interferoni nell’organismo è utile come risposta al Covid-19 (SARS-CoV-2), in quanto da Pubblicazioni Scientifiche risulta che le persone che hanno una ridotta presenza di interferoni hanno ridotta la capacità dell’organismo di rispondere all’infezione virale e quindi possono ammalarsi gravemente. Nel caso contrario (alta presenza di interferoni), la capacità immunitaria dell’organismo è elevata e quindi il Covid-19 provoca semplicemente un’infezione dai sintomi simili all’influenza.